Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Terra rossa, terra di conquista

Intervista a Giuseppe Guastadini e Nerino Zironi sul Coordinamento Tennis Uisp Emilia-Romagna.

di Nicola Alessandrini

(da Area Uisp n. 11)

Giuseppe, il tema di questo numero di Area Uisp è "terra e diritti". Ti chiedo innanzitutto, in veste di coordinatore regionale del Coordinamento Tennis Uisp Emilia-Romagna, come questo settore sta lavorando per rafforzare la propria presenza sul territorio?
"Innanzitutto ci siamo dotati di un'organizzazione ben strutturata: io mi occupo della formazione mentre Nerino Zironi è il responsabile delle attività. A livello regionale svolgiamo un'ampia attività di tornei a Bologna, Modena, Ferrara e Bassa Romagna. Il 22-23 maggio a Cervia, Milano Marittima e presso il Lido di Savio, si è svolta una manifestazione regionale per ragazzi (under 11, 13, 15, 17, 19). L'evento ha visto la partecipazione di 248 atleti distribuiti su 20 campi da tennis. È una tradizione consolidata da almeno 15 anni, a maggio abbiamo raggiunto un numero di presenze record ma già l'anno scorso hanno partecipato 190 tennisti. Ogni 2 anni, inoltre, facciamo un corso di formazione per creare una ventina di istruttori che entrino nell'albo nazionale. Poco tempo fa, a Ravenna, abbiamo formato una decina di istruttori di 'Sand & Green Tennis', una nuova disciplina nata in seno alla Uisp, che riprende ed amplia la tradizione del tennis da spiaggia. Si tratta del primo corso di formazione nazionale di questa disciplina, che gode di una sempre più elevata richiesta".

Progetti e propositi per il futuro?
"Partiamo dai nostri appuntamenti più consueti: da settembre inizierà a Bologna un corso per istruttori di tennis per il quale ho già ricevuto 15 adesioni e sono in attesa di ulteriori iscrizioni. Da sempre la formazione è uno dei nostri punti di forza. Un altro aspetto su cui stiamo lavorando è quello di collegare le diverse attività regionali in un torneo giovanile e master adulti che raggruppi i vincitori a livello provinciale. Sarebbe il primo passo verso l'uniformazione delle regole e la creazione di una classifica nazionale Uisp sulla falsariga della classifica mondiale. Potremmo così dividere i giocatori in diversi livelli e garantire incontri equi. Per noi ciò che conta è mettere in campo persone che si divertano. Per la stessa filosofia, anche a livello giovanile abbiamo suddiviso i partecipanti tra 'Beginners' e 'Open'".

La vostra ampia diffusione sul territorio può aver alimentato l'atteggiamento restrittivo della FIT (mi riferisco al divieto del doppio tesseramento)? Non siamo, forse, di fronte ad una vera e propria lotta territoriale?
"Noi lavoriamo su un enorme bacino di utenti ma si tratta di quello dei 'mai classificati' nelle categorie federali, un po' snobbato dalla Fit. 'Lotta territoriale'? Sembra piuttosto che ognuno voglia  difendere il proprio orticello. Sei o sette mesi fa ho partecipato ad un incontro col presidente regionale Fit e il presidente provinciale Coni. Purtroppo non si è raggiunto alcun accordo. La presidenza nazionale Fit minacciava di mandare una lettera di richiamo sia ai circoli che ai giocatori Fit in caso di doppio tesseramento. Per un circolo, l'affiliazione Uisp rappresenta un notevole vantaggio economico, per quanto riguarda i tesserati, credo che un cittadino dovrebbe essere libero di scegliere quello che ritiene più opportuno e, perché no, anche di svolgere attività tennistica con due enti contemporaneamente".

Riprendo la testimonianza di un tennista Fit/Uisp, in una lettera pubblicata sul sito della Uisp Emilia-Romagna. La sua esperienza dimostra che tra il mondo tennistico Uisp e quello federale non vi è rottura ma continuità. Molti tennisti Uisp ritrovano fiducia nell'attività agonistica e si riavvicinano alla Fit. Cosa ne pensi?
"Conosco il tennista che l'ha scritta e sono pienamente d'accordo. È proprio ciò che accade: la gente si avvicina al tennis amatoriale, diventa più brava, si iscrive ai tornei Fit e, magari, si classifica pure. Più è ampia la base di partecipazione, più aumentano i tesserati Fit. Una maggiore collaborazione favorirebbe anche la crescita di quei campioni tanto ricercati in ambiente federale. Stiamo attendendo che il Coni interceda per garantire quel pluralismo che giocherebbe a favore di tutti. Vorremmo arrivare ad un protocollo d'intesa che rispetti la dignità degli enti di promozione sportiva".

Nella lettera il mittente si riferisce all'importante aiuto economico che i tornei Uisp rappresentano per i circoli di tennis. Credi che il circuito Uisp sia un elemento determinante per la sopravvivenza dei campi in "terra rossa"?
"Certamente, per i circoli è vitale l'attività dei tornei perché porta soci. Ma credo anche che il fenomeno della trasformazione dei campi da tennis in campi da calcetto, al quale assistiamo da vent'anni, sia il frutto di un atteggiamento propriamente italiano. In principio pensavo fosse un momento passeggero, mi sembrava troppo difficile sfruttare i campi da calcetto, dove occorre reperire almeno 10 giocatori per partita. Eppure la tendenza non si è invertita, mi sono quindi convinto che si tratti dell'assenza di campioni conclamati di tennis, senza i quali l'italiano medio non si sente attratto dal campo in terra rossa".

Voi lavorate per la diffusione di una disciplina solitamente ritenuta d'élite. Secondo la tua esperienza cosa determina questo luogo comune?
"I nostri numeri dimostrano che il tennis sta diventando sempre più uno sport di massa. Inoltre è una disciplina molto dura, quindi parlare d'élite sembra un paradosso. A volerlo relegare allo status di sport di nicchia è la politica Fit, che ha una visione distorta della pratica sportiva: sembra ignorare che solo da una base molto ampia possono emergere i campioni. Lo dimostra il caso del nuoto, disciplina altrettanto impegnativa che, grazie alla sua ampia diffusione, ha prodotto talenti olimpionici. Tuttavia, per promuovere il tennis pertutti occorre valorizzarne la dimensione ludica, non solo competitiva. Molti genitori esercitano pesanti pressioni sui giovani atleti finendo per allontanarli dalla disciplina. La Schiavone, in un'intervista recente, ha dichiarato che uno dei limiti del tennis italiano sta in un approccio che antepone l'agonismo al divertimento. Ed è proprio dal divertimento che noi partiamo per la diffusione del tennis pertutti".

Nerino Zironi, responsabile delle attività del Coordinamento Tennis Uisp Emilia-Romagna, quali sono state le principali attività di quest'annata sportiva?
"Abbiamo appena vinto a San Ginesio, sulle colline di Macerata, la Coppa Italia con la rappresentativa dell'Emilia Romagna. Risultato ottenuto grazie alla vittoria nel femminile, al secondo posto nel misto e al terzo nel maschile. Il nostro calendario di attività è piuttosto intenso: conta 42 tornei amatoriali provinciali. In questo momento, sto seguendo sei tornei in contemporanea. A Vignola è appena terminata la prima edizione del minitennis: un torneo in 8 tappe che ha coinvolto 143 giovani ragazzi dai 6 ai 10 anni della provincia di Bologna. Si tratta di una nuova invenzione che, dato il successo riscosso, vorremmo allargare al regionale. Una rappresentativa emiliano-romagnola parteciperà al raduno nazionale giovanile che si svolgerà sull'isola di Albarella dal 26 giugno al 3 luglio. Un proposito per l'immediato futuro è quello di organizzare un torneo regionale doppio a squadre sullo stampo del torneo 'Città di Bologna'. Per motivi organizzativi abbiamo posticipato il master regionale, previsto per giugno, a fine settembre, a cui parteciperanno i vincitori dei campionati provinciali Uisp di Modena, Ferrara, Bologna e Ravenna. Bisogna precisare, tuttavia, che le attività del regionale non coinvolgono tutti i Comitati: restano ancora fuori Parma, Reggio Emilia e Rimini".

Quali sono le motivazioni che stanno alla base del vostro successo?
"A Bologna siamo al primo posto in Italia con 2500 tesserati dai 6 ai 70 anni. Credo che il nostro successo sia dovuto fondamentalmente ad una politica sportiva studiata a lungo. Siamo riusciti, col tempo, a creare una formula in grado di accontentare sia i giocatori che i circoli. Abbiamo creato un vestito su misura per il tennista amatoriale che lavora e ha famiglia grazie, ad esempio, a tornei quindicinali, a quote e orari amatoriali. Siamo partiti dall'organizzazione di tornei individuali, all'inizio solo per i 'mai classificati', poi anche per i classificati di 4a categoria Fit. Inoltre abbiamo puntato molto sulla competizione a squadre. Anche l'attività giovanile è cresciuta, dando la possibilità ai ragazzi provenienti dai corsi di inserirsi dolcemente nelle competizioni. Puntiamo soprattutto sul divertimento, dando la possibilità ai giocatori di competere con dei pari livello. Non meno importante è l'attenzione che prestiamo alle esigenze delle società: cerchiamo di impegnare i campi in modo da non scontrarci con gli altri soci, offriamo la possibilità di movimentare tutte le età, evitiamo la coincidenza con le attività Fit, soprattutto nel periodo di Serie D. La nostra politica sportiva è stata anche oggetto di un articolo sulla rivista 'Tennis Italiano'. Credo che proprio nell'attenzione privilegiata che prestiamo ai soci, alle società, al divertimento e all'innovazione stia il segreto del nostro successo. Questo spiega perché il lavoro è in costante crescita".

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